Cassandra al matrimonio

CassandraHo lasciato che tutto si  facesse indistinto – il vestito, la voce, le voci – e sono rimasta seduta immobile con l’ aria torva, nel mio costume con le spalline legate, a pensare al ruolo che gioca il caso nell’arco di una vita, o di due vite, e a quanto poco possiamo controllarlo.

Cassandra Edwards è una studentessa di ventiquattro anni, brillante e triste, in partenza per il ranch di famiglia dove verrà celebrato il matrimonio della sorella gemella Judith, con un giovane medico del Connecticut. Matrimonio che  Cassandra intende annullare o meglio, cancellare da quella calda estate. Un inaspettato corso degli eventi ci conduce nel fine settimana al ranch e nell’ inevitabile scontro tra Cassandra e Judith: Cassandra non accetta che il legame con la sorella venga interrotto, spezzato dal matrimonio, mentre Judith vuole, attraverso il matrinonio, separarsi da Cassandra e dal loro legame. Lo scontro è inevitabile, nonostante la nonna, il padre, professore di filosofia in pensione e vedovo. Cassandra è subdola, ridicola spietata e disperata. Judith è indipendente, distaccata e innamorata. Le voci narranti di Cassandra e Judith si alternano in una narrazione serrata, senza fiato che lascia numerosi interrogativi aperti. Sullo sfondo il Golden Gate Bridge, necessario per comprendere il dolore di Cassandra: essere una gemella, una persona a metà, completa solo con l’ altra metà: Judith. Un ponte che apre la storia e la chiude. Un romanzo attuale che ci rivela  tutta la maestria dell’ autrice nel tratteggiare, attraverso i dialoghi, personaggi unici.

” Addio Cassie. Ora lasciami andare. E sii felice, perché io lo sarò, e anche tu puoi esserlo. Ne sono sicura.” E poi mi sono girata, ho aperto la porta e ho attraversato il corridoio fino alla stanza 120. canticchiando Sheep May Safely Graze di J.S.Bach. Non so perché mi sia venuta in mente proprio quel brano, comunque, quell’allegra marcia nuziale mi ha accompagnata mentre camminavo dal bagno fino all’ufficio del giudice, sola e senza nessuno che mi tenesse il braccio – dimentica di tutti.

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