Desideriamo informarla che domani verremo ucciso con le nostre famiglie. Storie dal Ruanda.

Philip GourevitchIl Ruanda offre spettacoli meravigliosi. In tutta la regione centrale un sinuoso succedersi di erti declivi fittamente terrazzati si irradia da piccoli centri abitati posti lungo le strade e da tenute isolate. Squarci di argilla rossa e terriccio nero indicano i campi appena zappati; gli alberi di eucalipto svettano argentei sul verde vivo delle piantagioni da tè; ovunque ci sono banani. E in tema di alture il paese offre variazioni infinite: frastagliate foreste pluviali, vette scoscese, brughiere ondulate, altipiani ricoperti di savana, picchi vulcanici affilati come denti.

Il Ruanda è così, una meraviglia della natura. Il Ruanda è anche il paese del genocidio più rapido e sanguinoso della storia. Dal 6 aprile 1994 per cento giorni furono massacrate tra ottocentomila e un milione di persone di etnia tutsi. Dai microfoni della Radio delle Mille Colline Libere si istigarono gli hutu contro i tutsi, si trasmettevano istruzioni agli squadroni della morte e si esortavano gli stessi ad accelerare il massacro. Tra le testimonianza dei sopravvissuti, l’ autore svela la storia, le cause e le motivazioni del genocidio, ma anche le conseguenze della tragedia e le responsabilità dell’ occidente, dai giochi di parole: come l’ espressione ” il possibile genocidio”  usata dall’ ONU e la formula ufficiale approvata della Casa Bianca ” potrebbero essere stati commessi degli atti di genocidio” alla risoluzione del 21 aprile 1994 che riduceva del 90% il contingente della MINUAR, lasciando sul territorio solo 270 uomini con un mandato  che ” permetteva loro solo di accovaciarsi a osservare dietro i sacchetti di sabbia”. Mentre il maggior risultato dell’ Operazion Tourquoise fu di permettere che lo sterminio dei tutsi continuasse. Agghiaccianti le parole del sergente maggiore Thierry Prungnaud: ” siamo stati ingannati, ci avevamo detto che i tutsi stavano uccidendo gli hutu. Pensavamo che  i buoni, le vittime, fossero gli hutu”. Un libro che dà un nome alle responsabilità dell’ occidente e agli atteggiamenti dell’ ONU nei confronti della pulizia etnica, nomi e facce che scardinano l’ anonimato di queste atrocità. Un libro – documento di rara intensità etica.

Può accadere anche domani. E’ accaduto, e può accadere di nuovo.

Altre letture:
André Sibomana         J’ accuse per il Rwanda            Ega Edizioni 1998  II ristampa 2004
Daniele Scaglione       Istruzioni per un genocidio      Ega Edizioni 2003
Ivana Trevisani            Lo sguardo oltre le mille colline   Baldini Castoldi Dalai 2004
Gil Courtemanche       Una domenica in piscina a Kigali  Feltrinelli 2005
Boubacar Boris Diop  Rwanda   Edizioni  E/O 2004

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