Due in uno

  • due in unoMi ricordo come tremavo la prima volta in cui dichiarai le mie generalità da ebreo. Fu in un noto bar della zona pedonale di via Ben Yehudah, il quinto dove ero andato a chiedere lavoro. Il titolare diede un’occhiata alla carta di identità di Yonatan, guardò la sua vecchia foto e riportò i dati senza sospettare nulla. Nei bar precedenti in cui mi ero dichiarato arabo, tutto a un tratto mi avevano detto che non gli serviva del nuovo personale, anche se c’era il cartello: “cercasi camerieri” appeso alla vetrina, oppure mi avevano offerto un posto come lavapiatti.

L’avvocato, protagonista di questo romanzo, è un giovane procuratore con una promettente carriera nel foro gerosolimitano. Vive a Beit Safafa, il quartiere più ricco di Gerusalemme, in una villetta e ogni giorno raggiunge il suo studio nella prestigiosa  via King George. L’avvocato è un arabo israeliano, è un uomo socialmente realizzato con una moglie e due figli con solo un piccolo problema: non ha la coltura che ci si aspetta da un uomo nella sua posizione: ha letto pochissimi libri, non conosce la musica classica e non è mai andata all’opera, non va al cinema e nemmeno a teatro per timore di rivelare la propria ignoranza. Una volta alla settimana si reca in una libreria dove acquista libri classici, più per salvare le apparenza che per leggere sul serio. Un pomeriggio acquista La Sonata a Kreutzer di Tolstoj e la sera stessa dopo una cena con gli amici inizia a sfogliare il libro da cui cade un foglietto bianco scritto in arabo con la calligrafia della moglie. In quel preciso momento l’avvocato ritorna l’arabo della sua cultura: un uomo consumato dalla gelosia e dal sospetto, che pianifica la fine del proprio matrimonio presso il tribunale della Sharia e non quello civile israeliano e che inizia a raccogliere ogni indizio possibile sulla moglie e il presunto amante. Pagine di inseguimenti, telefonate sospette, informazioni rubate per ristabilire il proprio perduto onore e il possesso della moglie. La doppia narrazione, quella dell’avvocato e della vita che si nasconde dietro il famigerato biglietto, alterna  l’incontro – scontro tra i due mondi arabo e ebraico. Entrambi i protagonisti rifuggono in modo diametralmente opposto le proprie origini e la propria cultura. La verità però non è sufficiente per l’avvocato: il finale riapre il dilemma dell’onore e della gelosia.

L’avvocato non aveva mai pensato di dare importanza alla verginità prematrimoniale, ma adesso scoprì che invece la cosa contava eccome, anzi, più di ogni altra cosa al mondo…Che scemo che era stato, se ne rendeva conto ora che per la prima volta in vita sua capiva cos’è l’onore. Lui, che aveva sempre parlato, e qualche volta tenuto persino delle conferenze sui delitti d’onore a sfondo familiare. Lui, che si era opposto al fenomeno e l’aveva considerato barbaro, solo adesso capiva quanto si era sbagliato.

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