I Demoni dell’ Eden

1412585726_lydia_cachoMartedì 7 H 18:00
Via della Lungara 19

Presentazione libro:
I demoni dell’Eden di Lydia Cacho

Organizza: Fandango Libri

7 OTTOBRE 2014 ore 18:00

Fandango libri e Casa Internazionale delle Donne

Sono liete di invitarvi all’incontro pubblico con

LYDIA CACHO

in occasione dell’uscita del libro in Italia

I DEMONI DELL’EDEN
Il potere che protegge la pornografia infantile

Interverranno con l’autrice
LUISA BETTI, LORETTA BONDI’, BARBARA SPINELLI

“Lydia Cacho è un modello per chiunque voglia fare giornalismo. È una donna di grande coraggio che ha sopportato la prigione e la tortura per difendere una minoranza che nessuno ascolta, per attirare l’attenzione sugli abusi che bambine e donne devono subire in Messico e nelle parti più povere del mondo. Ha raccolto informazioni mai venute alla luce prima, ha rischiato in prima persona facendo i nomi di politici e imprenditori.” Roberto Saviano

“Le mafie mi vogliono morta non per quello che so, ma per quello che voi e le vostre figlie saprete leggendo i miei libri.” Lydia Cacho

«Metti che dico a Lesly portamene una di 4 anni, e lei mi dice: Se la sono già scopata, io lo vedo se l’hanno già scopata vedo se è il caso di metterglielo dentro o no. Tu lo sai che è il mio vizio, no? È una stronzata ma non so resistere, e lo so che è un reato e che è proibito però è talmente facile, una bambina piccola non ha difese, la convinci in un amen e la prendi». Lydia Cacho ha cominciato da qui, dalle immagini di una confessione strappata da una telecamera nascosta a Jean Succar Kuri, imprenditore pedofilo coinvolto nel trafficking di bambine e adolescenti all’interno di una rete internazionale e coperto da importanti esponenti politici e uomini d’affari probabilmente, anche loro, implicati nel traffico. Un’inchiesta che ha portato la giornalista messicana prima alla pubblicazione di Los Demonios del Eden (2005), dove racconta il traffico delle bambine, gli stupri, il mercato del sesso all’interno di una rete con «molteplici connessioni internazionali», frutto di una vasta e capillare raccolta di documentazione e di materiale pedopornografico, con video e foto, in cui la scrittrice non ha paura di fare nomi e cognomi dei responsabili; e poi a Memorie di un’infamia (2011) dove racconta anche la sua storia, il suo incubo personale. Accusata di diffamazione e calunnia, a causa del primo libro, dagli stessi responsabili del trafficking, Lydia Cacho non sapeva di aver messo il dito su una piaga che coinvolgeva non solo l’imprenditore Succar, ma un intero entourage politico fatto di legami e clientelismi, che l’avrebbe portata quasi a morire per mano della polizia giudiziaria corrotta. Arrestata, sequestrata, torturata, portata in un carcere fuori la sua giurisdizione, Lydia è viva per miracolo, e dopo essere stata coinvolta in processi senza fine, riceve ancora oggi minacce di morte. Ed è per questo che è importante parlare di lei, perché oltre al suo coraggio è viva anche «grazie alla mobilitazione dell’opinione pubblica e all’appoggio di colleghi e colleghe del mondo del giornalismo e, più in generale, di quello dei mezzi di comunicazione», come spiega lei stessa, perché se il suo caso non fosse diventato pubblico e se il suo arresto non fosse balzato ai mass media al momento del suo prelievo coatto, il suo corpo sarebbe stato probabilmente ritrovato in mare senza vita. Un esempio di giornalismo militante che acquista i suo potere «quando dà voce a chi è stato costretto a tacere dalla forza schiacciante della violenza», uno dei motivi per cui Lydia Cacho, insieme a Roberto Saviano, ha ricevuto due anni fa l’Olof Palme Prize 2012, il premio svedese destinato a chi lotta per la libertà, per la «instancabile, altruista e spesso solitaria battaglia per i loro ideali e per i diritti umani».
Luisa Betti

Casa Internazionale delle Donne
Via della Lungara 19 – 00165 Roma – 0668401720

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