Il cielo color melograno

Non volevo ficcare il naso, solo non capisco come abbiano fatto Nasrin e Layla a crescere qui. Se non puoi fare esperienze, se non sei libero, come fai a scoprire chi sei?” Non sapevo cosa rispondere. Non potevo essere sincera senza svelare come stavano le cose. La verità era che se volevi la libertà dovevi guadagnartela a colpi  di menzogne, intrighi, rischi che nessuna ragazza sarebbe stata obbligata ad affrontare in California.
E’ complicato” dissi invece.

Teheran 2001, Layla è una giovane donna iraniana combattuta tra il rispetto alla famiglia e il desiderio di libertà. Un pomeriggio  conosce alla scuola d’arte il giovane e affascinante Keyvan. Inizia tra i due una relazione che li costringe a vedersi in luoghi lontano dalle rispettive famiglie e dal Komiteh, la polizia della morale pubblica che vieta ai giovani di incontrarsi fuori dal vincolo del matrimonio. E così tra bugie e inganni familiari Layla diventa l’amante di Keyvan. L’improvvisa morte dello zio Mammad riunisce la famiglia per i rituali religiosi e di lutto. Il confronto con la cugina Roxana, avvocato che vive a Londra e la giovane Sara, studentessa di college, che vive in California porta Layla a riflettere profondamente sulla propria realtà e a rifiutare il giovane promesso sposo scelto dalla madre. La realtà iraniana prende il sopravvento sui fatti familiari e Layla si trova costretta per la prima volta a d affrontare lo sguardo di Kayvan e tutto quello che nei mesi si sono taciuti. Il peso della verità è la spinta necessaria a Layla per affrontare la drammatica realtà iraniana e a chiedere un visto per l’Inghilterra.  Una via di fuga che è la realizzazione dell’identità di una donna costretta a sottomettersi alla morale pubblica di un paese governato di fatto dai mullah. Con una struttura narrativa di flashback, l’autrice ripercorre le vicende familiari della protagonista e trent’anni di storia dell’Iran dove, inevitabilmente, ogni istante e ogni generazione sono resistenza e opposizione.

Teheran 1980
Lo Scià aveva lasciato il paese portandosi appresso una manciata di terra, l’ayatollah Khomeini era tornato dall’esilio e la Rivoluzione aveva vinto. I rivoluzionari – i mullah, i nazionalisti e i marxisti – festeggiavano, mentre le classi più agiate erano sgomente e scioccate. Con Khomeini al potere, i mullah avevano acquisito sempre più autorità, iniziando a eliminare gli avversari del nuovo regime e a prendere il controllo dell’intera nazione.

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