La comparsa

La comparsaMa ora non c’è un regista a dirle cosa deve fare. Dovrà essere lei la sceneggiatrice, la regista e la produttrice di se stessa.

Noga è una donna di quaranta anni, divorziata perché si rifiutava di avere dei figli. Vive in Olanda ed è un’ arpista. Dopo la morte di suo padre è stata chiamata dal fratello Honi, ad abitare, provvisoriamente, nella casa della sua infanzia, in un vecchio quartiere, mentre l’ anziana madre trascorre un periodo di prova in una pensione di Tel Aviv. Molte cose sono cambiate a Gerusalemme dalla sua partenza per l’ Olanda: quella che più preoccupa il fratello Honi è la presenza degli ultra ortodossi  nel quartiere dove sono cresciuti, motivo per cui vuole il trasferimento della madre a Tel Aviv. Noga fa la comparsa per guadagnare qualcosa duranti i tre mesi di prova della madre. Noga si muove tra la vecchia casa e la nuova Gerusalemme con diffidenza anche se il senso di familiarità con le strade la rende una turista sui generis. Noga affronta il nero degli abiti degli ortodossi che invadono la città e l’ ex marito Uriah che ancora cerca una risposta alla sua volontà di non aver figli. Noga attraversa Israele tra Tel Aviv e Masada e intanto ripercorre la propria vita, fiera delle proprie scelte. Scelte incomprensibili anche per il fratello Honi e l’ anziana madre: tutti sono alla ricerca di una risposta logica e valida. Il non volere figli non è un motivo sufficiente per nessuno: le aspettative sociali prevaricano ogni decisione al punto che Noga si sente una comparsa nella propria vita a dispetto del proprio nome: Noga è Venere, la stella che il padre cercava al tramonto e all’alba. Finale a sorpresa. Nella copertina di Einaudi la protagonista è di spalle, contrariamente a quanto avviene con la copertina della versione originale. Perché di spalle? Noga affronta con determinazione ogni istante, non si volta mai.

nogaPosso farle una domanda?
Certo.
Quanti figli ha per parlare con tanta sicurezza?
Quanti figli ho? ripete Noga, sorridendo imbarazzata e alzandosi dalla panchina. Perché che importanza ha?
Perché no? Dopotutto lei mi chiede di fidarmi di lei.
Un tremito la scuote
Non ne ho ma… la frase le muore in gola.

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