La nostra più bella storia d’amore

amoreEcco, una ragione per cui questa sera ci troviamo all’interno di queste lunghe frasi. Ancora una volta siamo sui lati dello specchio molto differenti tra loro, alla ricerca di un tema che credevo inesauribile. E voglio ancora riportare in questo testo, non so perché, tutte le luci delle candele del mio passato, i profumi di incenso, formaggio e zuppa, una passeggiata domenicale sotto la pioggia, una banchina coperta di brina e un caffè caldo bevuto una mattina sulla spiaggia.

Un romanzo che non è un romanzo, ma un labirinto di pensieri. Un flusso ininterrotto di pensieri, domande, risposte, illusioni, nostalgie e ricordi. Un racconto interiore, un diario e un dialogo intimo che cerca di ricomporre una relazione. Pagine e pagine che sono squarci di gesti, sguardi, divagazioni e attimi di vita. Ci sono geografie definite come Lisbona e Istanbul e altre indefinite, come un’ isola dell’ Egeo, una piazza di un paese, un porto, una pensione, una camera. E poi ci sono musiche, canzoni, onde del mare; un sottofondo che si compone riga dopo riga. E poi ci sono i profumi, gli odori e il cibo che compongono i gesti e le sensazioni dei giorni. Il tutto molto frammentario, attimi di immagini che si interrompono con pensieri, pensieri che si interrompono con domande, alcune che hanno risposte e altre no e che a loro volta finiscono nelle illusioni e nella nostalgia. Ricordi che a tratti sono ossessivi e disperati e altre volte vaghi e malinconici. Un testo che smonta le parole e le rende inaffidabili e si ripete per cercare nuovi significati alle parole. Le ripetizioni e le divagazioni assomigliano a un lungo monologo, anche se sin da subito si definiscono, con i caratteri della scrittura, un Narratore e altri personaggi, a volte vaghi altre più definiti. Un racconto interiore da leggere tutto d’ un fiato, perché tutti i pensieri, i sogni, le speranze che lo compongono non hanno bisogno né di pause né di riflessioni.

Del resto, chi è mai riuscito a mettere il punto finale fino a oggi, chi mai ha potuto rispondere alle domande, alle vere domande? Si, il rancore di non essere stati in grado di rispondere come si sarebbe dovuto alle domande. Ma anche la dimostrazione del coraggio di affrontare le domande, nonostante tutto, e tutti gli inconvenienti, non significa forse un inizio, una nuova partenza, dopo tali esperienze di vita e un tale forzato ritorno a se stessi?

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