L’ultima settimana di maggio

ultima settimana di maggioIl nome del primo caduto italiano, Riccardo Di Giusto, volò di bocca in bocca. A quel primo morto ne sarebbe seguito un numero spaventevole, al punto che il comando avrebbe presto deciso di manipolare la contabilità della morte.

 Roma, primavera 1915. Mentre il primo conflitto mondiale è in pieno corso, a Roma nei palazzi del potere e nelle strade si discute se rimanere neutrali o intervenire. Filippo è un giovane ragazzo romano che lavora al Caffè Aragno di via del Corso. Qui gli animi si infiammano, tra socialisti e futuristi, tra interventisti e non. Tra tutti Scipio Slapater, giovane triestino che vede nella guerra la possibilità di liberare Trieste dall’impero austro ungarico. In pochi giorni si decide tutto: l’entrata in guerra, gli arruolamenti e i trasferimenti dei soldati. Filippo decide di arruolarsi volontario, trascinato più dai sogni di gloria del Caffè Aragno che dalla realtà. Realtà che si manifesterà in tutto il suo orrore sul fronte dell’Isonzo dove viene assegnato. Giorni lunghissimi, attese estenuanti, tattiche di guerra assurde che producono solo morti a fronte di pochi metri di terreno conquistato. Filippo si rende conto che la guerra meravigliosa decantata al Caffè è in realtà orrore e morte. Sopravvissuto a un attacco chimico, dopo lunghi mesi di riabilitazione, Filippo viene mandato in Cadore, nelle retrovie, dove la guerra è più distante e la vita mantiene un barlume di normalità. In Cadore Filippo incontra e si innamora della giovane Galilea e mentre la storia incombe con la tragica ritirata di Caporetto, i due sono costretti a separarsi. Nel caos di quei giorni, Filippo e Galilea, si perdono, come intere famiglie di sfollati. Il dramma dei profughi invade tutta la penisola, incapace di gestire i flussi e coordinare le operazioni di assistenza della Croce Rossa e degli enti caritatevoli. Ispirato ad una storia vera, il romanzo è un affresco avventuroso e potente che racconta lucidamente il dramma di un’intera generazione di uomini. La storia di Filippo e Galilea racconta l’invincibile forza dell’amore attraverso la guerra.

Non aveva mai sentito nessun’altra donna che avesse quel nome. Galilea. Di quella ragazza aveva archiviato non meno di una dozzina di lettere, inviate alla sua famiglia dispersa anch’essa in qualche campo profughi e a un soldato, un certo Filippo qualcosa, che ristagnavano da mesi senza poter essere recapitate al destinatario. Ora quel triangolo trovava finalmente la sua chiusura e si potevano ricollegare i fili della storia.

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