Tramonto libico

Tramonto libicoEsattamente a metà strada tra Bengasi e Tripoli passiamo sotto El gaus, l’arco costruito dagli italiani in onore dei fratelli fileni, gli eroi cartaginesi. Un arco voluto da Italo Balbo, l’uomo che aveva obbligato gli ebrei ad aprire i propri negozi di Shabbat. Tre ebrei si erano rifiutati e Balbo aveva fatto fustigare in piazza, nudi, il commerciante Sion Barda, il calzolaio Fituzi Ghebri  e il vetraio Saul Nhaisi.

Bengasi 1967. inizia da qui la narrazione di Raphael Luzon, un bambino costretto ad abbandonare con la propria famiglia Bengasi, in seguito al pogrom che le folle arabe scatenarono contro gli ebrei. Da casa alla centrale di polizia, da lì alla base di Remy dove nelle baracche gli uomini ascoltano la BBC e apprendono della guerra dei sei giorni. La vittoria di Israele su Egitto, Siria e Giordania costa alla famiglia Luzon l’esilio. Viene concesso loro di lasciare la Libia con una valigia e venti sterline. Un aereo li porta in Italia,  a Roma e da lì al campo di accoglienza di Capua. Da Capua poi la famiglia si sposta a Roma e per stabilirsi definitivamente vicino a piazza Bologna. Raphael cresce, studia prima al liceo e poi all’ università, l’ incontro con Raffaello Fellah e l’impiego all’ambasciata israeliana di roma. Poi Israele, il lavoro presso una casa di riposo per anziani e la sera dell’assassinio di Itzak Rabin diventa corrispondente per il TG1. Poi Raphael fonda l’associazione Jubillenium in occasione del giubileo del 2000. a cui segue il trasferimento a Londra. Da Londra, finalmente riesce a tornare in Libia a Tripoli e a Bengasi, fino all’ultimo drammatico viaggio nella Libia del dopo Ghedaffi, che termina con un semplice post su Facebook: I am free. Una vita intensa, sempre alla ricerca della verità a della giustizia con un fine di riconciliazione e mai di ostilità.  Un piccolo libro che testimonia l’impegno politico  per riallacciare i rapporti tra l’ebraismo libico e lo stato libico, la necessità del dialogo tra le religioni.

Parlando di suo nonno, Raphael raccontò aneddoti sulla partecipazione degli ebrei libici ai combattimenti contro gli italiani; gli ebrei libici combatterono nell’esercito libico, e gli ebrei italiani con l’esercito italiano. Poi gli ebrei italiani vennero traditi da Mussolini e poi uccisi da Hitler. Diceva che da questa storia si può capire il grande senso di appartenenza degli ebrei al loro paese di nascita, l’Italia coma la Libia.

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