Tre manifesti per la libertà

Sono trentacinque anni che scrivo sui giornali di questo paese. La mia linea politica non si è mai spostata di un millimetro. Sostengo chiunque esiga democrazia e uno stato di diritto e critico tutti coloro che si oppongono alla democrazia e allo stato di diritto.

Il volumetto che si apre con la lettera al Presidente turco in cui 51 premi nobel chiedono la scarcerazione di Ahmet Altan e il ristabilimento dello stato di diritto in Turchia. Seguono tre s

traordinari documenti scritti da Ahmet Altan, che sono le tre memorie difensive sostenute dall’autore al processo che lo vede coinvolto con l’accusa di conoscere gli uomini accusati di essere a capo del colpo do Stato (15 luglio 2016). I tre manifesti di  Altan difendono i principi universali di giustizia, di onestà, di legalità, e sono un inno alla libertà di parola e di pensiero. Con uno stile chiaro e letterario Ahmet Altan sottolinea l’ingiustizia subita da lui e da migliaia di altri intellettuali in tutta la Turchia. Con metodi repressivi, con accuse fabbricate ad hoc, il pubblico ministero riesce a  confezionare un processo dove eventi del passato, mescolati ad altri recenti diventano le false accuse che lo vedono imputato insieme al fratello Mehmet Altan. Tre manifesti, tre atti di un dramma reale, che accade poco distante da noi e per cui l’autore è stato condannato all’ergastolo.

Affermare che non c’è libertà di pensiero” viene definito un crimine.
Avete sbattuto in galera più di centosessanta giornalisti, avete licenziato migliaia di accademici con un unico decreto e poi venite a dirci che ” c’è libertà di pensiero.” Davvero? Non ce n’è neppure un briciolo in questo paese. C’è soltanto un sistema oppressivo ancora peggiore, ancora più infame di quello dei giorni della tutela militare. Se ci fosse libertà di pensiero, sarei finito sotto processo per via dei miei discorsi e dei miei articoli? Mehmet Altan sarebbe stato arrestato all’alba senza neppure una “scusa” da usare contro di lui. Di quale libertà di pensiero parliamo? Non c’è più libertà in questo paese, a parte quella del pubblico ministero di raccontare bugie. Però io non devo dire che ” non c’è libertà di pensiero.”

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