Viaggio in Portogallo

Non è vero. Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia e ha detto: ” Non c’è altro da vedere” sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si era visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era. Bisogna ritornare sui passi già fatti per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.

Viaggio in Portogallo è una bellissima storia che narra di un paese, di ogni angolo e strada, di ogni ponte e di ogni fiume, di ogni sughereto e di ogni vigna, di rovine romane e romaniche, di chiese e statue, di sagrati e lune piene, di finestre e porte che si spalancano. E’ la storia di volti e sguardi, di uomini e donne, di silenzi e chiacchiere sottovoce, di chiavi per aprire e per chiudere, di curve della strade e bellissime fermate di corriere che collegano angoli lontani di un magnifico paese.
Questo viaggio è la storia di una geografia, di un oceano che raggiunge rive lontane, di onde maestose e di spiagge interminabili, di colline e montagne, di pianure e coltivazioni, di colori che sono stagioni e frutti, di sapori che sono terre lontane e camere di albergo accoglienti e spartane, di percorsi da ripetere, di sentieri da percorrere e strade da attraversare.
Josè Saramago visita centinaia di luoghi e i toponimi con abbondanza di riferimenti storici e letterari tra ricchezze e miserie: “Siamo questo e quello, ed eccellenti distruttori dei beni che possediamo.”
Ma ciò che rimane di questo libro è soprattutto il metodo. Josè Saramago distingue tra viaggiatore e turista: il viaggiatore scopre, il turista trova. Il viaggiatore è sempre combattuto tra il voler vedere tutto e il trattenersi in ogni luogo, il turista attraversa velocemente.
Josè Saramago tra le righe e le pagine ci insegna che il viaggio non finisce mai, perché la fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro. Nei posti bisogna tornare, vedere quel che si è già visto, di giorno quel che si è visto di notte, d’inverno quel che si è visto d’estate, con il sole ciò che si è visto con la pioggia. “Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.
Un altro capolavoro.

Non si tratta più solo della complicata storia di quanto manchi ad alcuni e ad altri avanzi. ma piuttosto, come in questo caso, del grave delitto di non portare qui, su questa strada, tutti i portoghesi di ogni dove, perché si imprimano negli occhi la formidabile impressione di queste pendici coltivate a terrazze, ricoperte di vigne da cima a fondo, la grafia dei muri di sostegno che accompagna il fluire del monte, e poi i colori, come potrà mai descrivere il viaggiatore che cosa siano questi colori, è il parco Solar de Mateus prolungato fino all’orizzonte, è la foresta presso il fiume Tuela, è un quadro che nessuno potrà dipingere, è una sinfonia, un’opera, qualcosa di ineffabile.

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